L’82 esimo numero della rivista che dal lontano 1978 racconta l’andar per monti nelle Dolomiti Bellunesi
L’81 esimo numero della rivista che dal lontano 1978 racconta l’andar per monti nelle Dolomiti Bellunesi
EDITORIALE
– Terre alte, sempre ai margini, di Silvano Cavallet
ARTICOLI
– Il 150° della Sezione Agordina del Cai, 1868-2018 / di Giorgio Fontanive e Gianni Santomaso
– Nerville: qui la storia si è fatta rudere / di Giuliano Dal Mas
– La Casera di Losco rivive, nei ricordi de Bepi de Polonia / di Giovanni De Donà
– Sul perché e le motivazioni dell’alpinismo / di Pier Giovanni Fain
– Nei 150 anni dalla nascita di una “buona guida” / di Ernesto Majoni
– Come ricordare la Grande Guerra? / di Daniela Mangiola
– La montagna dimenticata / di Paolo Pellegrini
– Una vecchia cosa… ma molto preziosa / di Stefano Santomaso
– 7-8 settembre 1978: un soccorso in Civetta, quarant’anni fa / di Egidio Sorarù
– Da come a perché / di Gianfranco Valagussa
SENZA BARRIERE
NOTIZIARIO
L’ottantesimo numero della rivista che dal lontano 1978 racconta l’andar per monti nelle Dolomiti Bellunesi
EDITORIALE
– Villaggio olimpico a Borca di Cadore, di Silvano Cavallet
ARTICOLI
– Alla corte dell’Antelao, di Fabio Cammelli
– Sfide ad alta quota: architetture in alta montagna, di Luca Carlin
– Sulla Croda Rossa d’Ampezzo, con Michele Innerkofler, di Andrea Carta
– Due sole parole, di Enrico D’Alberto
– La “S-ciara de Comun”, di Giovanni De Donà
– Quando la montagna è poesia, di Giovanni Di Vecchia
– “Rapida escursione nel Bellunese”, di Giorgio Fontanive
– Un’onda anomala, 220 milioni di anni fa…, di Andrea Piccin
– “Alla Marmolada in bicicletta”, di Gianni Pieropan
– La valle sconosciuta, il rifugio fantasma e il campanile scomparso, di Claudio Pra
– Stile Montanèl, di Gianfranco Valagussa
SENZA BARRIERE
NOTIZIARIO
E’ il settantanovesimo di un periodico che dal lontano 1978 si è ritagliato spazio, affetto e credibilità.
Il numero 79 di “Le Dolomiti Bellunesi” ripropone ai lettori contributi su temi alpinistici ed escursionistici, naturalistici e storici; approfondimenti su fatti, montagne e persone bellunesi; divagazioni letterarie sulla montagna; attività e problemi di alcune Sezioni del Cai della Provincia; relazioni di nuove ascensioni sulle cime del territorio; recensioni di pubblicazioni di autori o su materie legate alla Provincia e ai suoi dintorni.
Tutto ciò sostanzia il numero di Natale 2017 di “Le Dolomiti Bellunesi. Dalla Piave in su”, la rassegna semestrale delle Sezioni bellunesi del Cai diretta da Silvano Cavallet e da Ernesto Majoni e stampata dalle Grafiche Antiga di Crocetta del Montello.
La rivista, 123 pagine adeguatamente illustrate, informa da ormai quasi quarant’anni sulla presenza e sulle attività di alpinisti, scrittori, soci del Cai, uomini e donne della Provincia di Belluno. Dal primo numero la rivista ha sempre tenuto fede a un ideale: dare una voce e un volto all’alpinismo sia storico che attuale, alla cultura, storia e vita di ieri, oggi e domani delle valli tra il Comelico e il Grappa e delle genti che le abitano.
Il numero in uscita è il settantanovesimo di un periodico che dal lontano 1978 si è ritagliato gradualmente spazio, affetto e credibilità fra i soci delle Sezioni Cai della Provincia di Belluno e anche oltre, riscuotendo sempre l’apprezzamento sia degli addetti ai lavori, sia di tanti lettori e inserendosi a buon titolo nell’offerta editoriale nazionale sulla montagna.
Tra i dieci articoli di approfondimento storico-culturale, che occupano buona parte della rivista, si segnalano il racconto di Andrea Carta, più sentimentale che tecnico, della salita sulla Punta dei Tre Scarperi, forse il 3000 dolomitico più misterioso; “Biciclette in Dolomiti”, sul turismo a due ruote tra i nostri monti, di Giorgio Fontanive; “Alla riscoperta della “Cava dell’Onice” di Caprile”, che descrive un suggestivo ritrovamento di archeologia mineraria ai piedi della Civetta da parte di Gianni Lovato e del Gruppo Speleologico “Proteo”; “Lino Conti e il suo Rifugio Popena” di Enrico Maioni, sulle vicende di un ricovero in quota che ebbe vita breve e un destino triste, e del quale si discute da tempo l’opportunità della ricostruzione. Si segnala infine “La traversata delle quattro Rocchette, da Cortina a San Vito” di Bruno Martinolli e Claudio Olivier, cronaca di un’escursione alpinistica di stampo classico in uno dei recessi meno consumati delle Dolomiti Ampezzane: una giornata ricca di spunti atletici, naturalistici e storici, svoltasi lungo la cresta che dal 1511 al 1918 divise politicamente Ampezzo dal Cadore e il Tirolo dall’Italia.
Non mancano le relazioni di otto prime salite sulle nostre cime e le recensioni di dieci fra le più recenti pubblicazioni, che riguardano le montagne o sono opera di autori bellunesi.
La copertina di Apollonio Da Deppo, che ritrae gli Spalti di Toro dalla località Brénte, è un omaggio al 50° di fondazione della Sezione Cai di Domegge di Cadore, festeggiato l’estate scorsa.
Ovviamente, i contenuti di “Le Dolomiti Bellunesi” di Natale 2017 spaziano anche in altre direzioni, illustrando con partecipazione e orgoglio l’ambiente, la cultura, la letteratura, la storia della montagna bellunese e dei suoi abitanti.
Ernesto Majoni
Guardare alla sostanza
Rapidità e sicurezza. Queste, a voler sintetizzare al massimo il concetto, le considerazioni che hanno sempre presieduto alle decisioni circa le scelte dei tracciati delle vie di comunicazione.
Ragioni che si possono valutare e apprezzare già presso i Romani che, su di una rete viaria efficiente, avevano costruito (e mantenuto) l’impero. Di passaggio, si può anche registrare come le scelte operate dagli ingegneri romani siano state – successivamente – adottate in maniera sistematica da chi ha avuto l’incarico di progettare assi viari.
Questa considerazione origina dalle prese di posizione che si sono manifestate all’indomani dell’ufficializzazione, da parte della Regione Veneto, della volontà di esplorare la fattibilità dello sbocco a nord della ferrovia. Uno sbocco che, sommato a quello ipotizzato verso la Valsugana, rappresenterebbe un forte impulso per la crescita economica, turistica, sociale dell’intero territorio provinciale. Oltre a rappresentare un aiuto per contrastare lo spopolamento delle aree montane. Insomma: una boccata d’ossigeno destinata a durare nel tempo.
Gli interventi sul tema, però, hanno rapidamente debordato dal tema centrale. E dall’atteso esame costi/benefici; dalla valutazione di come sfruttare al meglio questa opportunità per avviare attività connesse (è appena il caso di ricordare quale sia l’impatto mediatico che il trasporto su rotaia porta con sé), si è rapidamente passati al “sì, ma nel mio territorio”. Curiosa rivisitazione del celebre “non nel mio giardino”, caro ai negazionisti di professione.
Ora, purtroppo, la storia di questa nostra terra è piena di occasioni perdute come conseguenza di un malinteso senso di appartenenza. Quella che, più propriamente, si chiama ‘cultura del campanile’. Ecco, è sicuramente giunto il momento di archiviare definitivamente questa cultura. Tra l’altro, bisognerà tenere ben presente che – almeno per un non irrilevante periodo di tempo (da misurare in lustri e decenni, non in anni o mesi) – le risorse per investimenti strutturali, come un tracciato ferroviario, non abbonderanno. Anzi.
Materia di dibattito, quindi, dovrà essere – da una parte – dove costruire, tenendo conto dell’impatto che il tracciato avrà sulla nostra montagna, e, dall’altra, l’apporto che ne deriverà quanto a velocizzazione degli scambi di persone e merci. Non basare il confronto su questi aspetti significa, nella migliore delle ipotesi, proporre un ragionamento parziale, parzialissimo. Ed esporsi a rischi la cui portata può essere intuita se solo si fa riferimento ai tentativi (sempre perdenti, peraltro) di ignorare le leggi e le esigenze del territorio. Quello montano, in particolare.
E allora, ecco che tornano i concetti iniziali – rapidità e sicurezza – così semplici e lineari da rischiare l’oblio. Fino alla prossima tragedia.
Silvano Cavallet
In questo 77° numero de “Le Dolomiti Bellunesi potrete leggere contributi sui temi dell’alpinismo, della storia turistica, di quella economica; e poi approfondimenti su fatti e persone legate alla terra e alle montagne bellunesi; divagazioni letterarie sull’alpinismo; attività e problemi di alcune delle Sezioni del Cai della Provincia; quindici recensioni di pubblicazioni, di autori o di argomenti legati all’area provinciale e ai suoi immediati dintorni.
Questo contiene il numero “Natale 2016” di “Le Dolomiti Bellunesi. Dalla Piave in su”, rassegna delle Sezioni bellunesi del Club Alpino Italiano di cui sono Direttori Silvano Cavallet ed Ernesto Majoni, stampata dalle Grafiche Antiga di Crocetta del Montello.
Il fascicolo, 115 pagine impreziosite da una pregnante iconografia nella maggior parte a colori, informa da ormai trentasette anni, con cadenza semestrale, sulla presenza e sull’attività di alpinisti, giornalisti, scrittori, soci del Cai della Provincia di Belluno. Fin dalla fondazione, la rivista tiene fede alla sua “mission”, dare un volto all’alpinismo storico e attuale, alla cultura, alla storia e alla vita presente e futura della montagna dal Peralba al Sas de Mura, e delle genti che la abitano.
Il numero in uscita è il 77°, di un semestrale che in quasi quattro decenni si è guadagnato spazio, credibilità e simpatia fra i settemila e più soci delle diciannove sezioni del Cai bellunese, ma non solo, e ottiene sempre un lusinghiero consenso sia negli addetti ai lavori, sia in tanti lettori sia nell’offerta pubblicistica sulla montagna a livello nazionale.
Tra i pezzi di approfondimento storico-culturale, che occupano metà della rivista, si segnalano un’intervista a Barry Bona, giovane ed ottimo scultore e scalatore alpagoto, a cura di Piergiovanni Fain; “Giovanna Giolai Pezzè (1812-1899), albergatrice a Caprile” di Giorgio Fontanive; “La strada Cencenighe-Caprile nelle mappe e nelle descrizioni dei viaggiatori dell’Ottocento”, prima parte di uno studio dell’agordina Luisa Manfroi che riprenderà nel prossimo numero; “Le incredibili scoperte di Vittorino Cazzetta”, di Maurizio Reberschak, che ricorda nel ventennale della scomparsa il ricercatore di Pescul, al quale è dedicata l’inusuale copertina di Gianluca Calamelli, che ritrae i “Ciampanign” del Piz del Corvo nel gruppo del Cernera.
Naturalmente, i contenuti di questo 77° fascicolo di “Le Dolomiti Bellunesi” sono più articolati e illustrano il più possibile il mondo, della cultura, della letteratura, della storia della montagna in Provincia di Belluno e dei suoi abitanti.
Ernesto Majoni, direttore editoriale LDB
Articoli di attualità, cultura, escursioni e ascensioni, storia e toponomastica; approfondimenti su fatti e persone legate al mondo alpinistico bellunese; divagazioni tra storia e poesia su temi di montagna; cronache delle attività delle Sezioni bellunesi del Cai; relazioni di salite su cime del Bellunese; una decina di recensioni di volumi di autori o di argomento legato al territorio.
Si possono compendiare così i contenuti del fascicolo “Estate 2016” di “Le Dolomiti Bellunesi”, la rassegna delle Sezioni bellunesi del Cai diretta da Silvano Cavallet ed Ernesto Majoni e pubblicata da Grafiche Antiga di Crocetta del Montello.
Il fascicolo, 123 pagine abbellite da una curata iconografia perlopiù a colori, da ormai quasi quarant’anni sottolinea ad ogni semestre la presenza e l’attività di alpinisti, scrittori, Sezioni bellunesi del Cai “dalla Piave in su”. In esso risalta il tentativo, che si ritiene ben riuscito, di dare un volto all’alpinismo passato e presente, alla cultura, alla storia e alla vita del territorio e delle genti della montagna bellunese, in gran parte Patrimonio dell’umanità Unesco.
Si tratta ormai dell’uscita numero 76 di un periodico che nel corso dei decenni ha acquisito un consistente spazio e una certa autorevolezza fra gli oltre 7000 soci del Cai bellunese e anche oltre, e riscuote costante apprezzamento negli addetti ai lavori, nei lettori e nel panorama pubblicistico nazionale.
Tra i quindici articoli di approfondimento, che occupano circa tre quarti del fascicolo, si segnalano la storia della “Porta de Coldai”, arco naturale ai piedi del versante nord del Civetta, di Giorgio Fontanive; “Perché ancora con il Cai” di Gianfranco Valagussa; “I toponimi Fiorentina e Fiorentin in Alta Valle del Mis” di Francesco Laveder; “La grande cengia della Croda Rossa d’Ampezzo” di Fabio Cammelli, cui è dedicata la copertina del fascicolo; “Alla riscoperta della canapa” di Michela Canova; il ricordo di “Luigi Nicolai, selvano” di Maurizio Reberschak.
I contenuti di “Le Dolomiti Bellunesi” sono comunque molto più ampi e spaziano abilmente su tutto il mondo legato alla montagna e ai montanari della Provincia di Belluno.
Ernesto Majoni – Direttore Editoriale
EDITORIALE
ARTICOLI
♦ Alpi Feltrine – di Bianca Simonato Zasio
♦ L’agricoltura in montagna, prima ispirazione per grandi della pittura – di Domenico Grazioli
♦ L’enrosadira – di Pier Giovanni Fain
♦ Seduzioni naturali e culturali di Cortina e Venezia per Ernest Hemingway – di Giovanni Di Vecchia
♦ Antonio Bettella, un alpinista e un uomo fuori dal comune – Enrico Maioni
♦ A spasso per gli Spiz di Mezzodì e il Pramper – di Filippo Frank
♦ Storia di un viàz lungo due anni – di Claudio Pra
♦ Passeggiando a San Liberale – di Giuliano Dal Mas
♦ Alla riscoperta dei Cantoni di Pelsa – di Stefano Santomaso
♦ Nuove e vecchie ascensioni sul Pizzón – di Giorgio Fontanive
♦ Domenico Rudatis, da Rudatos di Alleghe – di Stefania Rudatis
♦ La Val Rosandra, oasi di natura tra Carso e mare – di Gabriella Pison
♦ Passaggio a Sud-Ovest – di Dimitri Lazzari
♦ Il Cammino del Centenario – di Roberto Mezzacasa
♦ Il ”Centro Studi sulla Montagna Sospirolese” – di Moreno Lotto
SENZA BARRIERE
NOTIZIARIO
CRONACHE SEZIONALI
PRIME ASCENSIONI
RECENSIONI
E Le Dolomiti Bellunesi, cosa sono?
Uno strumento di confronto e di condivisione. Confronto e condivisione di idee, di esperienze, di valori, di sogni. Questo (ma, quasi certamente, anche altro) è stata – fin dalla sua origine – ‘Le Dolomiti Bellunesi’. Una rivista che credo possa essere definita anche come un luogo ‘fisico’; nel quale si sono potuti trovare i tanti, tantissimi che conoscono e praticano l’essenza più vera della montagna: la concretezza, l’impegno, il sacrificio, il rispetto per l’ambiente che non è terra di conquista ma un ‘altro’ da conoscere per poterlo rispettare.
Un tavolo al quale tutti coloro che hanno questa disposizione d’animo, sanno di poter sempre trovare un posto a sedere; e amici disposti al dialogo.
Così che la cerchia possa continuare a crescere e ad allargarsi. E poi, una ‘bacheca’ nella quale sia possibile seguire la vita delle Sezioni, il vero patrimonio della gente di montagna. La cadenza semestrale della rivista, se sconta qualche ritardo, permette però di rompere la crosta dell’urgenza e di puntare al nocciolo delle questioni volta per volta messe al centro del confronto.
Da ultimo, un richiamo al sito della rivista. Rinnovato, arricchito, decisamente più coinvolgente. Senza ‘effetti speciali’ ma con solida concretezza. Montana, naturalmente!Silvano Cavallet (Direttore responsabile Le Dolomiti Bellunesi)
ARTICOLI
SENZA BARRIERE
NOTIZIARIO
Loris Santomaso
CRONACHE SEZIONALI
NUOVE ASCENSIONI
RECENSIONI
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Non poteva che essere dedicata al principale evento dell’anno per la montagna, il 150° di fondazione del Club Alpino Italiano, la copertina del numero di Natale (il 71 del 35° anno) di «Le Dolomiti Bellunesi», rassegna semestrale delle sezioni bellunesi del Cai. Un numero che, fedele alla sua consolidata impostazione contenutistica e grafica (garantita da sempre da Grafiche Antiga), si fa leggere con interesse e curiosità per la varietà dei temi trattati da firme autorevoli, corredati di un ottimo apparato iconografico.
Non meno significativo il sottotitolo che accompagna il logo della manifestazione «…la montagna unisce», quale monito a riflettere e invito a ricordare, oggetto di approfondimento critico e considerazioni da parte di Emanuele D’Andrea nell’editoriale «Io scrivo per il futuro. Una voce per la montagna» e nel pezzo d’apertura di Marcello Mason, ovviamente riservato a «Un secolo e mezzo di emozioni in alta quota. Pensieri ai margini di un’importante ricorrenza storica».
D’Andrea auspica un futuro non per un uomo, ma per un popolo, quello della montagna, che non ha voce e il cui «orizzonte è nascosto agli occhi di chi abita questo territorio», perché «gli inganni vengono da un mondo che vuole un popolo, un paesaggio, una montagna da cartolina». Ma se in «questo piccolo mondo antico» oggi sembra non esserci speranza di redenzione, il domani potrebbe averla una volta affrancati dal «senso d’inferiorità che vuole il montanaro destinato a soffrire, a essere deluso, a subire il potere politico altrui…». Il secondo ripercorre in sintesi le tappe significative dei 150 anni del sodalizio fondato da Quintino Sella, fino ai giorni nostri e alle molteplici manifestazioni promosse nel Veneto, e soprattutto nel Bellunese, per celebrare la ricorrenza.
La serie degli articoli continua con un esaustivo contributo di Fabio Cammelli su «Il generale Antonio Cantore. Una morte ancora avvolta dal mistero», seguito dalle note di botanica e farmacopea di Ernesto Riva «Bella donna, ma insidiosa…» e «L’opera dei volontari dell’“Aiut Alpin Dolomites” di Giovanni Di Vecchia. Di «Nuvole, nebbie e altro. Vagabondando a… testa in su» parla PierGiovanni Fain, mentre Filippo Frank racconta di «Quanta neve al bivacco Tomè!». Vagabondando nel cuore delle Dolomiti, Giuliano Dal Mas ci porta «Ai piedi della Croda Rossa d’Ampezzo» e con «La mia montagna» Aldo Solimbergo offre alcune riflessioni ad alta voce sull’andar per monti. In «Avventura sulle cime di casa» Renato Brancher racconta l’emozionante esperienza del concatenamento in bicicletta e a piedi di una cima per ogni Comune compreso nel Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, e cede poi il passo a «Musica in alto» di Giuseppe Macchiavello: un racconto nato dall’ascolto a Fuciade di un concerto di Francesco De Gregori. Prosa e poesia s’intrecciano infine ne «L’insostenibile leggerezza dell’essere» di Michela Piaia, precedendo l’analisi linguistica di Ernesto Majoni su un tema singolare: «Come parlano gli alpinisti di Cortina».
Ampio spazio quindi all’edizione 2013 di «Blogger Contest. la mia montagna in un post», curata da Teddy Soppelsa, con la pubblicazione dei post vincitori del concorso, cui hanno partecipato ben 36 opere.
Completano come sempre la rivista le rubriche «Senza barriere», il «Notiziario» con l’affettuoso ricordo di amici scomparsi come Matteo Menardi Diornista, don Sebastiano Costa (nel 40°) e Rolly Marchi, le «Cronache sezionali», le «Nuove ascensioni» e le «Recensioni» di pubblicazioni da poco uscite e riguardanti il territorio bellunese.
Loris Santomaso