30 anni de Le Dolomiti Bellunesi

volume la grande cordata_01La rivista “Le Dolomiti Bellunesi” giunge al traguardo dei trent’anni, e per celebrare questa storica ricorrenza propone ai lettori due importanti iniziative: un numero speciale di 500 pagine con numerose firme dal mondo dell’alpinismo, e un sito internet nuovo di zecca.
Fondata nel 1978 come rassegna semestrale delle sezioni bellunesi del Club Alpino, la pubblicazione diretta da Italo Zandonella Callegher e Loris Santomaso ha rappresentato in questi tre decenni un importante punto di riferimento per la cultura della montagna, aggiudicandosi nel 2002 anche l’importante riconoscimento del premio Pelmo d’Oro: «Ha saputo rappresentare non solo il sodalizio a cui si ispira», si leggeva allora nella motivazione della giuria, «bensì allargare la sua sfera di competenze fino a penetrare a fondo nella varie sfumature storiche […] completando ed arricchendo tutto ciò che fa cultura alpina ed alpinistica nella Provincia del Piave».
Tenuta a battesimo dal professor Giovanni Angelini, che appositamente per “Le Dolomiti Bellunesi” inventò il singolare ed appropriato sottotitolo “dalla Piave in su”, la rivista si è sempre presentata ai lettori con una formula del tutto originale che alterna il classico alpinismo ad altri argomenti che interessano da vicino la vita e la cultura popolare delle nostre vallate: l’escursionismo, l’epopea della prima guerra mondiale sulle Dolomiti, le tradizioni e le leggende ladine, le scienze naturali come la geologia, lo studio di flora e fauna legate alla realtà dei Monti Pallidi.
Il numero natalizio della rassegna è in distribuzione ai soci Cai proprio in questi giorni con la consueta modalità dell’abbonamento postale, e come deciso nell’ultima riunione del comitato di redazione si tratta di un numero doppio. Il fascicolo normale contiene le cronache sezionali e le rubriche, mentre la parte speciale ha la forma di un vero e proprio libro intitolato “La grande cordata”: nelle 500 pagine del testo sono presenti articoli, racconti, saggi ed interventi firmati da nomi importanti quali ad esempio Armando Aste, Dante Colli, Dino Dibona, Alessandro Gogna, Silvia Metzeltin, Franco Miotto, Pier Aldo Vignazia e molti altri.

La peculiarità di “Le Dolomiti Bellunesi”, così diversa dalle normali riviste “laiche” che parlano di montagna da un punto di vista autonomo rispetto al Club Alpino, è il primo spunto di discussione che proponiamo a Italo Zandonella Callegher, fondatore della pubblicazione ed oggi direttore editoriale uscente. Il taglio della rivista ha sempre avuto un occhio di riguardo per le cose del passato, sebbene qualcuno in tempi recenti abbia anche parlato di “vecchiume”. È corretto tuttavia affermare che questa scelta sia stata comunque vincente?
«Ho sempre avuto grande rispetto per la stampa laica,» risponde Zandonella, «costretta a navigare nelle difficili acque del “far tornare i conti”, ma non ho mai apprezzato quel suo snobbare le piccole riviste di estrazione Cai (qualcuno le ha chiamate “talebane”) che, sull’onda del puro volontariato, riescono a sfornare storia e cultura locale, anno dopo anno, senza tentennamenti e con costi contenuti.Per la nostra rivista sono passati 30 anni e penso che siamo a “metà del cammin di nostra vita”. Allora pare proprio che il “vecchiume” sia piaciuto, seppur intercalato da notizie fresche, attuali e in sintonia con i tempi. Sì! Quel “vecchiume” ha vinto la sua battaglia (ma la Storia con la S maiuscola non è mai “vecchiume”) e noi, semplici operatori con la fortuna di aver potuto collaborare, ne siamo fieri».

Nell’editoriale che apre “La grande cordata”, Lei sostiene che la montagna non deve essere vista come un limite, quanto piuttosto come un patrimonio. Cosa significa questa affermazione?
«Sarebbe sbagliato interpretare la montagna come un limite, come un mero confine che, una volta raggiunto, si chiude e termina.La montagna è dispensatrice di mille sentimenti. Non esiste solo l’alpinismo nel senso stretto della parola, ovviamente. Scrivere di “cose nostre”, anche del semplice vivere in montagna, per esempio, è divulgare, fare promozione della cultura. Chi pensa che non sia cultura pulire la stalla, pascolare il gregge, tagliare l’erba, raccogliere il fieno, fare legna nel bosco, ecc., significa che della montagna ha capito ben poco. La cultura, infatti, non è solo quella con la puzza sotto il naso, quella dei salotti buoni, quella delle veline sgambettanti: è anche quella della “stalla dei non famosi”».

Oltre a Italo Zandonella, la seconda colonna portante della rivista è Loris Santomaso, da sempre direttore responsabile. A lui chiediamo di ricordare i nomi di quanti hanno maggiormente contribuito al successo della rassegna bellunese.

«È impossibile stilare una graduatoria di merito di quanti hanno concorso alla crescita e all’affermazione di LDB in questi trent’anni», sottolinea Santomaso, «e sarebbe ingeneroso dimenticare qualcuno. Tuttavia penso di poter e dover ricordare, accanto ad Armando “Tama” Da Roit, il caro “profesór” Angelini, vero maestro di montagna e di vita; quindi Gabriele Arrigoni e Roberto De Martin, due “esterni” sempre vicini; i primi e poi tutti gli altri compagni d’avventura del Comitato di redazione; i tanti amici collaboratori che hanno dato credito e prestigio alla rivista con i loro qualificati contributi culturali; i fratelli Antiga che tali sono stati anche nei nostri confronti; ma una citazione particolare va senza dubbio a Lino Barbante e Cesco Bortolot, personaggi straordinari il cui prezioso e discreto servizio organizzativo e di supporto è stato fondamentale: a loro va tutta la nostra affettuosa riconoscenza».

Prendiamo ancora spunto dal premio Pelmo d’Oro 2002. In che ottica va considerato il riconoscimento per la cultura alpina che vi è stato assegnato sei anni addietro?
«Voglio credere che il Pelmo d’Oro del 2002 abbia inteso premiare il progetto di per sé innovativo che una rivista di montagna come LDB ha perseguito, con coerenza e coraggio, fin dal suo nascere nel 1978: una visione globale – non asettica e non acritica – della cultura delle Dolomiti bellunesi che non ha avuto paura di dare voce al passato, che ha puntualmente registrato gli accadimenti del presente e che non ha esitato a indicare percorsi nuovi per il futuro. Lo testimoniano in concreto i 61 numeri usciti fino ad oggi e lo confermano i 40 articoli e le 500 pagine del numero speciale. Il che non significa aver esaurito l’impegno culturale prefissato: come dice l’amico Italo, siamo solo nel “mezzo del cammin” per cui c’è ancora tanta strada per le giovani generazioni… Spetterà a loro, semmai, sperimentare forme alternative all’insidia del consumismo globalizzante».

Marco Conte (Corriere delle Alpi del 31-12-2008)

Numero speciale per i 30 anni de Le Dolomiti Bellunesi (Natale 2008)

“… al di là del fatto puramente celebrativo, vuole essere un omaggio, una piccola strenna natalizia, per la grande famiglia dei nostri lettori e per quanti hanno creduto, e sostenuto con il loro apprezzamento, nella nostra fatica: per i Soci delle Sezioni bellunesi del CAI, per gli abbonati, gli amici ed estimatori che la Rivista annovera numerosi anche fuori dei nostri confini, per i tanti collaboratori che da sempre con qualificati contributi hanno dato credibilità e prestigio a LDB.”

Indice

  • La Montagna possibile, di Italo Zandonella Callegher, Loris Santomaso
  • Perché il metro è lungo… un metro? Proposta di un agordino del Seicento, di Paolo Agnoli, Giulio D’Agostini
  • Valerio Quinz, di Gabriele Arrigoni
  • Pelmo d’Oro 2008, di Armando Aste
  • Burèl, un mondo perduto, di Beppe Ballico
  • La montagna sul piccolo schermo, cenerentola tra le cenerentole, di Dino Bridda
  • Tiziano Vecellio e i cippi del Comelico, di Achille Carbogno
  • Sguardi dal tempo. Neandertal e Cro-Magnon: un ritratto dei più antichi frequentatori dei territori bellunesi, di Piergiorgio Cesco-Frare, Carlo Mondini, Aldo Villabruna
  • Sulle cime di carta. Note toponomastiche bellunesi in margine alla carta del ducato di Venezia del von Zach, di Piergiorgio Cesco-Frare
  • I viaggi di Julius Kugy sulle Dolomiti Orientali, di Dante Colli
  • Praderàdego, di Claudio Comel
  • Mugòlio dal Pino Mugo, di Emilio Da Deppo
  • Geologia del feltrino: stato dell’arte sulle ricerche, di Lucio D’Alberto, Cristina Stefani, Nicolò Doglioni, Carlo Doglioni
  • Il pastìn, miscela nobile della cucina montanara, di Gian Antonio Danieli
  • Alziro Molin: una vita, mille montagne, di Paola De Filippo Roia, Enzo Lancellotti
  • Niente mi diceva che ero un idiota…il cielo era chiaro quella mattina…, di Manrico Dell’Agnola
  • Bioenergia al Rifugio Casera Bosconero, di Roberto De Rocco
  • L’evoluzione forestale sulle Dolomiti, di Dino Dibona
  • La grande Strada delle Dolomiti, di Giovanni Di Vecchia
  • Pittori di montagne… comelicesi, di Mario Fait
  • La Giazzera di Ramezza, di Claudio Fasolo
  • Ricordo di don Giulio Perotto, di Matteo Fiori
  • Marcoira. Storia di un alpinista, di Alberto Franco
  • Le vie ferrate, di Alessandro Gogna
  • Torbiere di Danta: in montagna, un progetto Life Natura e non solo crode, di Cesare Lasen
  • Sulle orme di Michel Innerkofler: la Croda de Pousa Marza, di Ernesto Majoni
  • 19 luglio 1957: incidente aereo sulla Fradusta, di Luisa Manfroi
  • Il sergente che non voleva arrendersi, di Giuseppe Mendicino
  • Gli spiriti dei luoghi con loro, oggi, di Silvia Metzeltin
  • Un anno vissuto intensamente, di Franco Miotto
  • Escursioni sulla Schiara, di Luciana e Giuseppe Nart, Pietro Sommavilla
  • 50 anni fa sul Pelmo e l’Antelao con gli alpini, di Paolo Pellegrini sr.
  • Don Antonio Della Lucia, l’apostolo del cooperativismo, di Loris Santomaso
  • Il Campanil dei Zoldani, l’ultimo tassello mancante, di Stefano Santomaso
  • I nostri boschi, ieri e oggi, di Lino Sief
  • Il Ghiacciaio Pensile del Popèra, di Elio Silvestri
  • Che gioia camminare ancora in montagna!, di Bianca Simonato Zasio
  • Aldo De Zordi, una vita per le Alpi Feltrine, di Teddy Soppelsa
  • Fotografare la montagna: un’esperienza, di Adriano Tomba
  • Nel buio della miniera. L’illuminazione in Valle Imperina nei secoli passati, di Raffaello Vergani
  • Domenica è sempre domenica, di Pier Aldo Vignazia
  • Cassin, 100 anni, 1 mito, di Italo Zandonella Callegher
  • Un giorno sul Pianoro del Dito, di Giancarlo Zonta, Corrado Piazza, Giorgio Osta

Un pensiero su “30 anni de Le Dolomiti Bellunesi

Lascia un commento